L’ ipnosi, tecnicamente parlando, è uno stato di coscienza non ordinario. Ha basi neurobiologiche in quanto si tratta di uno stato diverso da quello del sonno e della veglia.Il termine "regressiva" sta a indicare che durante una induzione ipnotica è possibile stimolare in maniera naturale la capacità di ritornare indietro nel tempo ricordando esperienze anche molto lontane nel tempo. Sono molte le persone che in uno stato di ipnosi regressiva riescono a ricordare i primi momenti di vita e ancora prima nel periodo intrauterino.
Molto interessanti a riguardo sono alcuni casi osservati in cui le persone in stato di ipnosi profonda ripresentano lo stesso funzionamento del sistema nervoso al momento della nascita, con movimenti involontari tipici dei neonati.
Il grande e recente contributo dello psichiatra Americano Brian Weiss, laureato alla Columbia University e a Yale e direttore per molti anni della Facoltà di Psichiatria ha poi contribuito al fatto che tramite l’ipnosi regressiva è anche possibile accedere a ricordi inerenti vite precedenti.
Indipendentemente dal fatto che si creda o meno alla reincarnazione il mio personale approccio ed utilizzo dell’ ipnosi si è sempre rivelato utile e produttivo in quanto quello che viene evocato durante uno stato di regressione non sempre può essere ricondotto a ricordi verosimili ma è comunque sempre qualcosa di estremamente utile, simbolico e rappresentativo per il protagonista che ha vissuto l’esperienza. Spesso durante questo stato di rilassamento profondo possono emergere metafore, racconti, storie, che tuttavia hanno sempre un altissimo contenuto clinico. Se ci si libera dall’idea di voler dimostrare o meno l’idea di altre vite e si raccoglie il materiale emerso dall’inconscio del paziente, questo ha di per sé un valore davvero notevole all’interno di un percorso di crescita e conoscenza personale.
Va però detto che sono moltissimi i casi documentati in cui durante sedute di ipnosi regressiva è verosimile pensare che i fenomeni che emergono siano attribuibili a vite passate (il ricordo di eventi storici documentati ma non conosciuti dal protagonista o l’utilizzo di lingue non conosciute (xenoglossia).
I. Stevenson nel suo libro “Bambini che ricordano altre vite” porta oltre 4.000 casi documentati di bambini che hanno raccontato in stato regressivo episodi riferibili a vite vissute in altri paesi che soggette a verifica da parte della sua equipe hanno dimostrato inconfutabilmente di esistere. Ricordare il passato serve quindi per curare il presente, per consentire all’inconscio di fare emergere quell’esperienze che, una volta comprese, permettono al paziente di guardare gli eventi con occhi diversi.
Molto interessanti a riguardo sono alcuni casi osservati in cui le persone in stato di ipnosi profonda ripresentano lo stesso funzionamento del sistema nervoso al momento della nascita, con movimenti involontari tipici dei neonati.
Il grande e recente contributo dello psichiatra Americano Brian Weiss, laureato alla Columbia University e a Yale e direttore per molti anni della Facoltà di Psichiatria ha poi contribuito al fatto che tramite l’ipnosi regressiva è anche possibile accedere a ricordi inerenti vite precedenti.
Indipendentemente dal fatto che si creda o meno alla reincarnazione il mio personale approccio ed utilizzo dell’ ipnosi si è sempre rivelato utile e produttivo in quanto quello che viene evocato durante uno stato di regressione non sempre può essere ricondotto a ricordi verosimili ma è comunque sempre qualcosa di estremamente utile, simbolico e rappresentativo per il protagonista che ha vissuto l’esperienza. Spesso durante questo stato di rilassamento profondo possono emergere metafore, racconti, storie, che tuttavia hanno sempre un altissimo contenuto clinico. Se ci si libera dall’idea di voler dimostrare o meno l’idea di altre vite e si raccoglie il materiale emerso dall’inconscio del paziente, questo ha di per sé un valore davvero notevole all’interno di un percorso di crescita e conoscenza personale.
Va però detto che sono moltissimi i casi documentati in cui durante sedute di ipnosi regressiva è verosimile pensare che i fenomeni che emergono siano attribuibili a vite passate (il ricordo di eventi storici documentati ma non conosciuti dal protagonista o l’utilizzo di lingue non conosciute (xenoglossia).
I. Stevenson nel suo libro “Bambini che ricordano altre vite” porta oltre 4.000 casi documentati di bambini che hanno raccontato in stato regressivo episodi riferibili a vite vissute in altri paesi che soggette a verifica da parte della sua equipe hanno dimostrato inconfutabilmente di esistere. Ricordare il passato serve quindi per curare il presente, per consentire all’inconscio di fare emergere quell’esperienze che, una volta comprese, permettono al paziente di guardare gli eventi con occhi diversi.