Il Concepimento e la Gestazione
Se l’aspetto percettivo del bambino è così sensibile e sostanzialmente indiscriminato è semplice pensare a quante e di quale entità sono le sollecitazioni a cui egli è sottoposto durante i nove mesi della gravidanza.
In questo periodo il bambino vive e sopravvive grazie alla madre ed è con lei in stretto e continuo contatto non soltanto fisico ma anche emotivo e percettivo.
E’ una situazione di simbiosi totale in cui il figlio è indissolubilmente legato alla madre sia nella vita come nella morte.
Non è quindi verosimile ipotizzare che questo stato non influenzi in qualche modo le percezioni del nascituro.
Fin dal primo momento della sua vita , cioè dal concepimento, egli è infatti non soltanto una struttura cellulare ma anche e soprattutto una entità vitale.
Soltanto che vive in una sorta di mondo ovattato e filtrato che ne favoriscono, dal punto di vista fisiologico ed anatomico, lo sviluppo.
Nulla però ci dice che, psicologicamente parlando, questo mondo sia egualmente rassicurante e protettivo.
Questa è una costruzione ipotetica degli adulti che si basa fondamentalmente su una superficiale e distorta interpretazione del concepimento e dei primi mesi di gravidanza , secondo cui il bambino . dal punto di vista emotivo e sensitivo sarebbe piu’ simile ad un vegetale che non ad un essere umano.
Vivo si insomma , ma vivo a metà.
Per noi dire che un bambino ha due anni di vita significa dire che è nato da due anni. In realtà quel bimbo ha due anni e nove mesi.
In realtà ciò che differenzia un bambino nel periodo della gestazione da uno di cinque o otto anni , non è evidentemente la scintilla vitale , che è comune e presente in entrambi, quanto il diverso modo di esprimersi e dall’altra di percepire le emozioni.
E’ quindi assolutamente “normale “ che tutto quanto accade alla mamma in questo periodo faccia inevitabilmente parte anche del patrimonio percettivo del bambino.
Durante la mia esperienza mi è capitato spesso di avere a che fare con persone non desiderate o perlomeno che si percepiscono tali. Normalmente queste persone si sentono inadeguate , non meritevoli, o un fastidio per gli altri..
Ebbene ciò che mi ha più colpito in alcune di queste persone è che a volte ,senza che gli ponga domande specifiche e pur sapendo poco o nulla della loro nascita, spesso mi dicono di sentirsi proprio cosi: non desiderati.
Sicuramente è possibile che tale pensiero si sia formato e sia maturato al momento del parto per una soggettiva interpretazione da parte del bambino di quanto stava accadendo, ma è anche possibile che esso abbia origini ben più lontane e profonde che possono essere fatte risalire al momento del concepimento o dei primi giorni di vita .
Peraltro basti pensare che la prima reazione emotiva della madre nei confronti di una gravidanza si manifesta nel momento in cui ella lo viene a sapere.
E’ quindi proprio in questo momento che è possibile che il bimbo “percepisca ” a livello energetico questa emozione da parte dei genitori.
Ciò spiegherebbe fra l’altro la assoluta certezza con cui queste persone asseriscono di “ sentire“ di non essere state volute.
Analogamente a questo esempio è durante tutto il percorso, da zero a 7 / 8 mesi, che il bambino subisce, vive ed integra i maggiori condizionamenti emotivi che sono legati allo stato psichico della madre ed al suo modo di rapportarsi sia a lui che al mondo esterno.
Da questo momento in poi avviene invece un cambiamento poiché il bambino inizia in maniera definitiva il completamento del percorso che lo porterà a quel cambiamento di stato che è la nascita.
In questa seconda fase anche le sue modalità percettive incominciano infatti a modificarsi poichè
pur essendo sempre all’interno del proprio mondo simbiotico con la madre il bambino inizia già a percepire che egli si sta avvicinando ad un qualcosa che da quel momento riguarderà lui soltanto e la sua sopravvivenza.
E’ questo il momento in cui le aumentate dimensioni del bambino incominciano a provocare anche delle sensazioni fisiche più precise dovute alla sua permanenza nell’utero materno , allo spazio limitato o a qualunque altra situazione , le quali possono di volta in volta provocare sensazioni più direttamente collegate alla lotta per la sopravvivenza.
Ecco perché il bambino si trova in una situazione in cui incomincia a percepire che il percorso che fino a li è stato fatto in coppia e simbiosi con la madre sta per avere definitivamente termine con una separazione totale di anima e di corpo.
In questo periodo il bambino vive e sopravvive grazie alla madre ed è con lei in stretto e continuo contatto non soltanto fisico ma anche emotivo e percettivo.
E’ una situazione di simbiosi totale in cui il figlio è indissolubilmente legato alla madre sia nella vita come nella morte.
Non è quindi verosimile ipotizzare che questo stato non influenzi in qualche modo le percezioni del nascituro.
Fin dal primo momento della sua vita , cioè dal concepimento, egli è infatti non soltanto una struttura cellulare ma anche e soprattutto una entità vitale.
Soltanto che vive in una sorta di mondo ovattato e filtrato che ne favoriscono, dal punto di vista fisiologico ed anatomico, lo sviluppo.
Nulla però ci dice che, psicologicamente parlando, questo mondo sia egualmente rassicurante e protettivo.
Questa è una costruzione ipotetica degli adulti che si basa fondamentalmente su una superficiale e distorta interpretazione del concepimento e dei primi mesi di gravidanza , secondo cui il bambino . dal punto di vista emotivo e sensitivo sarebbe piu’ simile ad un vegetale che non ad un essere umano.
Vivo si insomma , ma vivo a metà.
Per noi dire che un bambino ha due anni di vita significa dire che è nato da due anni. In realtà quel bimbo ha due anni e nove mesi.
In realtà ciò che differenzia un bambino nel periodo della gestazione da uno di cinque o otto anni , non è evidentemente la scintilla vitale , che è comune e presente in entrambi, quanto il diverso modo di esprimersi e dall’altra di percepire le emozioni.
E’ quindi assolutamente “normale “ che tutto quanto accade alla mamma in questo periodo faccia inevitabilmente parte anche del patrimonio percettivo del bambino.
Durante la mia esperienza mi è capitato spesso di avere a che fare con persone non desiderate o perlomeno che si percepiscono tali. Normalmente queste persone si sentono inadeguate , non meritevoli, o un fastidio per gli altri..
Ebbene ciò che mi ha più colpito in alcune di queste persone è che a volte ,senza che gli ponga domande specifiche e pur sapendo poco o nulla della loro nascita, spesso mi dicono di sentirsi proprio cosi: non desiderati.
Sicuramente è possibile che tale pensiero si sia formato e sia maturato al momento del parto per una soggettiva interpretazione da parte del bambino di quanto stava accadendo, ma è anche possibile che esso abbia origini ben più lontane e profonde che possono essere fatte risalire al momento del concepimento o dei primi giorni di vita .
Peraltro basti pensare che la prima reazione emotiva della madre nei confronti di una gravidanza si manifesta nel momento in cui ella lo viene a sapere.
E’ quindi proprio in questo momento che è possibile che il bimbo “percepisca ” a livello energetico questa emozione da parte dei genitori.
Ciò spiegherebbe fra l’altro la assoluta certezza con cui queste persone asseriscono di “ sentire“ di non essere state volute.
Analogamente a questo esempio è durante tutto il percorso, da zero a 7 / 8 mesi, che il bambino subisce, vive ed integra i maggiori condizionamenti emotivi che sono legati allo stato psichico della madre ed al suo modo di rapportarsi sia a lui che al mondo esterno.
Da questo momento in poi avviene invece un cambiamento poiché il bambino inizia in maniera definitiva il completamento del percorso che lo porterà a quel cambiamento di stato che è la nascita.
In questa seconda fase anche le sue modalità percettive incominciano infatti a modificarsi poichè
pur essendo sempre all’interno del proprio mondo simbiotico con la madre il bambino inizia già a percepire che egli si sta avvicinando ad un qualcosa che da quel momento riguarderà lui soltanto e la sua sopravvivenza.
E’ questo il momento in cui le aumentate dimensioni del bambino incominciano a provocare anche delle sensazioni fisiche più precise dovute alla sua permanenza nell’utero materno , allo spazio limitato o a qualunque altra situazione , le quali possono di volta in volta provocare sensazioni più direttamente collegate alla lotta per la sopravvivenza.
Ecco perché il bambino si trova in una situazione in cui incomincia a percepire che il percorso che fino a li è stato fatto in coppia e simbiosi con la madre sta per avere definitivamente termine con una separazione totale di anima e di corpo.