dottor Gian Marco Carenzi
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Articoli ​del Dr. Carenzi

Il Brutto: questione di Percezione

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C’è un una “cosa” che è presente in tutti noi, in ogni persona ed in ogni essere vivente , e che , al di la di ogni altra componente lo caratterizza ed individua al punto da determinarne comportamenti ed azioni.
Questa cosa non è l’ aspetto fisico, il modo di parlare o di muoversi,  o le modalità con cui scegliamo di relazioniamo.
Essa è invece qualcosa da cui tutte queste situazioni discendono e dipendono.   
 
Questa “cosa” è un pensiero, anzi il pensiero, specifico e determinato, su ciò che ognuno di noi crede di essere;  in una parola è il pensiero che abbiamo di noi stessi.
Ed è proprio questo pensiero che governa in maniera del tutto inconscia le nostre percezioni nonché le nostre azioni.
Esso altro non è che l immagine inconscia che abbiamo di noi stessi ed è pertanto responsabile delle varie varie modalità con cui noi scegliamo di proporci all’esterno.
Su di esso poggiano tutti i nostri comportamenti , le nostre percezioni ed il modo che abbiamo di relazionarci con gli altri.  

Questo avviene perché la nostra mente non è oggettiva nelle sue valutazioni e ancor meno lo è la nostra psiche. Sia l’una che l’altra ragionano esclusivamente in termini di percezioni che in quanto tali sono appunto soggettive.
Ecco perché anche il brutto altro non è che una percezione.
Sono moltissime le persone che indipendentemente dalle loro caratteristiche fisiche si vedono e si percepiscono brutte. 
Non abbastanza magre , non abbastanza in forma , non abbastanza sorridenti , non abbastanza proporzionate , non abbastanza… non abbastanza…. 
E’ in questi termini che sta la radice di tutto , non abbastanza .. per che cosa ?
Indipendentemente dalla realta il pensiero che sta’agendo è appunto : io non sono abbastanza .
Perché quello che in realtà questo pensiero ci sta dicendo è altro: il timore del confronto o la paura di non essere accettati per quello che invece realmente, e non percettivamente, si è.
Tale situazione è paragonabile a quello che si verifica davanti ad un’opera d’arte : essa può piacere o non piacere ma è indiscutibilmente un atto creativo frutto di sensazioni ed emozioni e che a sua volta provoca emozioni e sensazioni magari contrastanti ma che comunque arricchiscono chi la sta osservando.

Ma quanti di noi , durante la giornata , si ricordano di essere un opera d’arte in quanto contenitori di emozioni e sensazioni, esperienze e vissuti?
E quanti soprattutto si ricordano di quante emozioni e sensazioni siamo in grado se lo scegliamo di trasmettere agli altri e quanto queste possano arricchire?

Pensate a  quante volte avete incontrato una persona che vi ha trasmesso un determinato tipo di sensazione e di come questa sensazione sia cambiata nel momento in cui avetre scelto di approfondire il rapporto.
O ancora di quante volte vi siete trovati a dire ad una persona come sei bella nel momento in cui la avete vista e percepita in una situazione per lei positiva ed  emotivamente coinvolgente ? 
Gli occhi delle mamme brillano, la pelle degli innamorati parla, la bocca di chi ha dato il meglio di se sorride.
Il bello universalmente riconosciuto non è dunque ad una sfilata , dove invece si parla di estetica o portamento.

Bene la verità è dunque questa, e voi avete già capito ove intendo arrivare.
Non vi sono teorie in questo campo, perche il bello e il brutto non sono teorizzabili.
Non vi e né bello né brutto perché né il bello ne il brutto sono oggettivabili. 

Il bello è il brutto sono solo conseguenza di ciò che in quel momento siamo dentro e del pensiero ad esso collegato.
Ed essi sono direttamente ed inversamente proporzionali alla quantità di amore che scegliamo di dare e di darci.

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